Studi di settore ed azienda onesta e modesta

storia iniziata 11 aprile 2009. Quando ho aperto questo blog pensavo di riempirlo di cose personali e carine (o magari stupide e pretenziose) come racconti, riflessioni sulla vita, aforismi ecc… ecc… Ma dopo le grane con le linee telefoniche, che non sono ancora terminate, ecco che mi arriva una mazzata fiscale che non posso fare a meno di renderla pubblica.

Ho una piccolissima azienda di realizzazione siti web aperta nel 2002, sono così ingenuo che per principio ho deciso di non fare “nero”  e posso permettermi di scriverlo pubblicamente senza temere smentite. Risultato, guadagni minimi ma corretti. Nei primi anni la mia azienda non fatturava molto, anzi ho davvero tirato la cinghia.

Nell’Aprile 2009 lo stato italiano ha pensato che ho pagato troppe poche tasse nel 2004 e mi chiede poco meno di 5 mila euro di tasse aggiuntive ??!!  Sapevo che in quell’anno non mi ero adeguato allo Studio di Settore, ma pensavo che con una onesta spiegazione tutto si sarebbe aggiustato. Pensavo che lo Studio di Settore non fosse una TASSA ma uno strumento di controllo. Sbagliavo. O pago o dovrò andare al contenzioso fiscale dagli incerti esiti. …se il 2004 lo passavo in spiaggia era economicamente più vantaggioso che lavorare.

Per assurdo sembra quasi che lo Stato assuma atteggiamenti simili alla Mafia: o paghi o poi te ne pentirai. Naturalmente non è vero e le tasse sono sacrosante ma i dubbi aleggiano quando ti capitano certe cose. Eppure si dice che gli studi di settore sono fatti per agevolare il fisco a trovare gli evasori e non a creare problemi a chi ha aperto da poco una ditta. Solo chi ha una piccola attività in proprio può capire certe difficoltà e certi conteggi. Una volta ho analizzato quanto mi costava tenere aperta la ditta, mi sembra che avevo analizzato il dettaglio delle entrate e delle uscite per l’anno 2006 e avevo scoperto che più del 60% di quanto fatturavo se ne andava tra tasse dirette ed indirette (ad esempio le assurde ed altissime tariffe telefoniche ed elettriche che abbiamo solo in Italia).

Se io fossi un delinquente me ne fregherei, se io fossi un “furbetto” me ne fregherei, ma sono un “tumin” come si dice dalle mie parti quando si parla di una persona fin troppo brava o scema. Sono una persona onesta a cui oggi sembra di capire che per guadagnare, in Italia, non si può lavorare onestamente. Spero di sbagliarmi.

Lo Stato non dice che ho evaso le tasse (forse lo pensa) ma vuole le prove che non l’ho fatto. Come se a casa vostra arrivasse una generica contravvenzione per eccesso di velocità, senza prove, e voi  dovete pagare se non potete provare che rispettavate i limiti.

sabato 2  maggio

Ho deciso di non pagare, ovviamente. Il 29 maggio andrò a presentarmi all’addetto dell’ufficio delle entrate. Pensate che secondo tale ufficio avrei dovuto dichiarare un reddito di 5000 euro superiore a quanto dichiarato ma non dovrei pagare le tasse su tali 5000 euro, forfettariamente dovrei pagare 4600 euro. Quasi il 100% di quello che mi contestano. Sono fiducioso che chiariremo l’equivoco e farò un fantastico articolo su come tutti si sono comportati bene …ma purtroppo tra le mie letture c’è stato anche “Il processo”, romanzo di Franz Kafka, e un pochettino mi sento come il protagonista, Josef K., impossibilitato di difendersi in quanto non c’è accusa vera.

venerdì 29 maggio.

E’ arrivata la fatidica giornata del contraddittorio all’Agenzia delle Entrate di Biella. Io ed il mio commercialista ci incontriamo con un funzionario che si dimostra cortese e che apparentemente capisce che le motivazioni che portiamo a giustificare la non congruità con lo Studio di Settore sono più che giustificate. Nonostante questo ci dice che lui non ha il potere di scegliere una nuova tariffa, ha solo la possibilità di proporre ai suoi superiori le sue impressioni portando le nostre motivazioni. Inoltre dice che non possono azzerare la “multa” nonostante non ci siano riscontri per cui debba essere pagata. Sigh… come dire: “capisco che non hai motivi per pagarla ma per noi devi pagarla lo stesso”. Fine del colloquio, ho incontrato una brava persona ma sembra che non sia sufficiente a venirne fuori (Kafka aleggia nei miei pensieri). Attendo una loro prossima decisione su quanto sconto eventualmente riusciranno a farmi. Poi deciderò se mi conviene far proseguire il “processo” o pagare comunque quanto chiesto.

martedì 28 luglio 2009:

l’Agenzia delle Entrate chiede telefonicamente al mio commercialista se siamo d’accordo a pagare e a chiudere la vertenza. Ma non è chiaro quanto vorrebbero che versassimo. Attendiamo che ci diano una cifra di questa assurda “multa”. Notate che sono ormai passati 2 mesi in cui il cittadino vive come il “detenuto in attesa di giudizio” del celebre film con Alberto Sordi. In questi due mesi sono successe solo 2 cose:

Ad inizio giugno l’Ufficio delle Entrate ci convoca per dirci che la “multa” non poteva essere estinta completamente ma che si sarebbe potuto trovare un accordo su una cifra che verteva intorno ai 3.600 euro. Ovviamente io non ero d’accordo a pagare una simile cifra. Non ho evaso nulla e mi sono sempre comportato da cittadino onesto. Rifiutiamo e lasciamo all’Agenzia Entrate la copia di tutte le mie fatture dell’anno contestato. Sperando che sia chiaro che non c’è stata ne evasione fiscale ne altro di contestabile.

Ad inizio luglio il mio commercialista si reca all’Agenzia delle Entrate motivando la causa dell’incongruità dello studio di settore. Facendo i calcoli dello studio di settore di quest’anno scopriamo che spostando certi parametri la mia attività è praticamente a norma anche nel 2004. Perché non li abbiamo spostati nel 2004? Perché il mio precedente commercialista non me lo ha fatto fare, lui non ci avrà pensato e io IGNORANTE ignoravo che fosse fattibile. Nello studio di settore non esiste una voce che illustra perfettamente la mia attività quindi è necessario interpretare le sintetiche voci.

Quindi eccoci qui, sono ormai più di 3 mesi che io e la mia famiglia viviamo con questa “spada di Damocle” che intacca la fiducia di essere sempre e solo onesti.

venerdì 4 settembre:

Nei giorni scorsi mi è stato proposto un patteggiamento a 2800 euro.
Ho deciso di pagare accettando la riduzione di spesa che è passata dagli iniziali 4600 euro ai finali 2800. E’ una cosa profondamente ingiusta perché è ingiusto il metodo che viene usato per definire una ipotetica evasione fiscale. Non ci si può basare su tabelle e dati statistici per giudicare, si possono usare per cercare di capire ma mai per emettere verdetti.  Perché ho accettato? Perché non non ho soldi, tempo, avvocati e commercialisti alle spalle. Mi conviene accettare di pagare una cosa ingiusta e poter riprendere con serenità a lavorare piuttosto che proseguire una diatriba in cui non ho certezze di uscirne indenne.  Il sistema fiscale italiano non funziona, lo sappiamo tutti, ma quando si tocca con mano non è una piacevole sensazione.

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